MILAN, italy

La maledizione di chiamarsi Roberto. I racconti erotici del Sig. Rudolf

Non perderti le altre storie erotiche e surreali di Rudolf

 

Bosco di Courton, luglio 1918

Sono di nuovo in trincea, la mia nemica amatissima, e con lei mi ritrovo a dover scrivere sulla carta igienica usata dal mio commilitone Pasolini. E che diamine! Con tutta la gente che caga, proprio quella dell’intellettuale culattone mi doveva capitare? Roba da matti. Però devo dire che forse lo avevo giudicato troppo male. In fondo, è un bravo ragazzo, molto intelligente e certi suoi ragionamenti sono anche affascinanti. Mi sta inoltre correggendo alcuni scritti. Mi ha persino raccontato una storia omosessuale veramente interessante che mi affretto a riportarvi, miei cari lettori pervertiti.

La maledizione di chiamarsi Roberto: la triste storia di Antonio e della sua famiglia rainbow.

Racconti erotici surreali, novelle gay.

Antonio era un uomo distrutto dal dolore e dal rancore per il fatto di avere una famiglia bizzarra, troppo bizzarra. In casa sua, 7 fratelli su 6 erano gay e, disgraziatamente, nel corso degli anni, scapparono tutti di casa per darsi all’architettura, alla moda e alla prostituzione.

Antonio si lamentava del fatto che il solo fratello rimastogli continuasse ad avere relazioni omosessuali con uomini che stranamente portavano tutti lo stesso nome: Roberto. La verità è che Giovanni li chiamava tutti Roberto al solo fine di evitare problemi con la madre ammalata di Alzheimer che non notava la differenza esistente tra un uomo e l’altro. Giovanni le aveva presentato in dieci anni: un nano, un gigante, un africano con l’anello al naso, un indiano, un cinese, un mongoloide che cantava con la gola e altri simpatici personaggi.

Antonio non poteva più sopportare di vivere con un fratello così eccentrico. Era talmente frustrato che arrivò addirittura a telefonare alla nota azienda di Susegana (TV), la “Roberto Alimentari“, lamentandosi per il fatto che utilizzasse il nome Roberto come marchio industriale. Antonio ne contattava ossessivamente il call center anche se non era un consumatore, accusando tutti i dirigenti di scandalo e sottolineando la vergogna che avrebbero dovuto provare per il fatto di commercializzare dei prodotti da forno che, secondo lui, erano certamente creati “col culo” di suo fratello.

 

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Una mattina, mentre Antonio ascoltava la radio, si spaventò quando una canzone di Lady Gaga ripeteva ossessivamente nel ritornello la parola “Roberto”:

Don’t call my name

Don’t call my name, Alejandro

I’m not your babe

I’m not your babe, Fernando

Don’t wanna kiss, don’t wanna touch

Just smoke my cigarette and hush

Don’t call my name

Don’t call my name, Roberto

 

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Devastato psicologicamente, chiamò immediatamente la radio in diretta per deplorare e scusarsi pubblicamente per il comportamento di suo fratello Giovanni, colpevole di continuare a dare scandalo a causa delle sue relazioni con Roberto. La risposta degli speaker radiofonici in diretta nazionale fu un semplice “Ma vada via ul cu” che, per chi l’ha sentito, si racconta da sola.

La disperazione di Antonio, giunta a livelli disumani, necessitava di un miracolo affinché si acquietasse, quindi l’uomo cercò conforto in chiesa, dove si era da poco stabilito un nuovo parroco, per confessargli tutti i suoi tumulti interni e per chiedere una grazia al Signore, ma non appena scoprì che il prete si chiamava Don Roberto, Antonio bestemmiò nel bel mezzo della sontuosa cattedrale gotica. Il suo “Orto mioooo!” esplose con potenza sonora badiale, portando un tale terrore tra le anziane che si trovavano lì’ a pregare per i loro cari defunti, che molte di loro si pisciarono addosso.

Il povero Antonio si trovava davvero sull’orlo di una grave crisi di psicotica. Cominciava ad essere pericoloso per sé e per gli altri.

La maledizione di chiamarsi Roberto: un incubo senza fine.

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La sera, tornato a casa, cercò di rilassarsi davanti alla TV. Si accomodò sul divano e accese il televisore. Proprio durante la premiazione degli Oscar, sentì Sofia Loren urlare “Roberto… Roberto”.

Preso da un profondissimo sconforto, fece per lanciarsi dalla finestra aggrappandosi prima al cornicione per poi dare vita ad un tragico show. Arrivarono persino le emittenti radiotelevisive e uscii di casa tutto il vicinato. Centinaia di migliaia di persone preoccupate urlavano disperate, pensando alla tragedia che si sarebbe consumata da lì a breve.

Antonio urlava e spiegava le vicende riguardanti suo fratello e i relativi fidanzati, tutti con lo stesso nome. Arrivarono anche i vigili del fuoco e con loro, munito di una scala, un ragazzo di nome Roberto. Sorprendentemente, Roberto disse di conoscere il fratello di Antonio, Giovanni, e che spesso si recava a casa sua per spegnergli “incendi anali“.

Questa ultima conferma non fece che distruggere completamente ogni barlume di lucidità presente nella mente già debole e provata di Antonio che, senza esitazione si lanciò dal decimo piano sfracellandosi al suolo.

 

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