Perchè si diventa prostitute

“Fare la prostituta non è una professione come le altre. La scelgono liberamente ma solo in apparenza. Belle ragazze per il guadagno facile? Sì, ma i graffi restano”
La deputata verde Crivelli Barella ha detto di non accettare la prostituzione come lavoro, il collega democentrista Galeazzi ha ribadito che alcune donne godono nell’esercitarla. La consulente in sessuologia Kathya Bonatti dà ragione a entrambi e ci aiuta a entrare nel fenomeno. “Dei clienti dico che…”

BELLINZONA – Dopo l’approvazione della nuova legge sulla prostituzione, la deputata verde Claudia Crivelli Barella ha affermato di non riuscire a calcolare quello delle prostitute come un lavoro come gli altri, dai punti di vista etico, morale, filosofico. A suo avviso, nessuna donna sceglie liberalmente di esercitare tale professione, se non vittima di abusi infantile e problemi legati a un senso di inadeguatezza. Il collega democentrista Tiziano Galeazzi ha ribattuto al portale ticinonews.ch che c’è chi esercita con piacere.

Dove sta la verità? Difficile forse trovarne una univoca, ma della prostituzione e delle sue professioniste abbiamo parlato con la consulente in sessuologia Kathya Bonatti.

Dà ragione a Barella o a Galeazzi?
“Posso essere d’accordo con entrambi. È vero che ci sono delle prostitute che provano piacere fisico quando hanno un rapporto sessuale con un cliente, raggiungendo l’orgasmo. D’altra parte ci addentriamo in una spiegazione più profonda: spesso le prostitute con cui ho parlato negli anni sono persone che scelgono liberamente (tranne chi entra nel racket internazionale ma è un altro discorso) solo in apparenza. Dal punto di vista interiore, se si scava un po’, sono persone che hanno avuto dei traumi. Hanno subito spesse volte degli abusi sessuali, ed è quello che ho incontrato nella mia esperienza. Lo stesso vale per le pornodive, e questo lo ricollegherei all’ecatombe di pornodive che si sono suicidate: ci sono solitudine e un vuoto interiore dato che non è evidente fare qualcosa col tuo corpo che non faresti se non fossi pagata”.

Come si collega l’abuso sessuale alla decisione di prostituirsi? Ha a che fare con la scarsa stima di sé che lascia sempre una violenza sessuale?
“Esattamente. Da piccole sono state trattate come oggetti, e c’è una coazione a ripetere: si comportano di conseguenza come un oggetto, senza dare un valore a sensazioni, sentimenti e al proprio corpo, Quando si realizza che si sta facendo qualcosa che va contro la dignità e il rispetto di sé, si avverte una profonda solitudine, magari amplificata anche dall’uso di certe sostanze. Si arriva al punto che i gravi errori commessi dal punto di vista emotivo non vengono più retti. Come mai si prende coscienza? La mente dice bugie, il corpo no. Nella vita di ognuna può esserci un epidosio scatenante. Si trovano per esempio a non avere amici attorno, a vivere in una città da soli, a fare qualcosa contrario alla dignità, oppure al fatto di rendersi conto di aver fatto qualcosa di grave da cui non si può tornare indietro. E le pornodive sono ancora più soggette perché in video e sul web le tracce non si cancellano”.

Non le è mai capito di incontrare ragazze che non sono mai state abusate, magari carine e con poca voglia di fare altro, che mettono in vendita il corpo per puro guadagno?
“Sì, mi è successo, le motivazioni sono spesso quelle. Si prostituiscono per la coazione a ripetere di cui parlavamo prima o perché vogliono una vita facile. Anche chi sceglie la seconda strada, pensando di farlo solo per un periodo, per avere sicurezza economica, non è indenne da danni emotivi. Rimane un graffio interiore, psicologico emotivo. Magari cambiano vita e lo nascondono, altre volte non riescono a fare pace col loro passato”.

È possibile farlo? Ipotizzo che lo sia di più dove non ci sono pregiudizi e persone che rifiutano di accettare il passato di queste donne, vero?
“Mi sono capitate situazione in cui dei clienti si innamorano delle prostitute, e sanno benissimo cosa è accaduto alla partner. L’amore può far cambiare vita? Se la persona ridà fiducia nei sentimenti, in sé stesse, nella possibilità di essere amate, sì. Ma non è possibile generalizzare, dipende dalle storie di vita: c’è chi lo fa per soldi, chi non ha reale stima di sé, chi ha subito abusi, chi lo fa per scappare da una condizione economica molto povera. Le persone che hanno una grande stima di sé raramente vendono il loro corpo, proprio perché esso dice la verità, causando un senso di rifiuto verso chi fa ribrezzo o non piace. Per poterlo farlo, bisogna spegnere una parte emotiva. Diverso potrebbe essere se arriva il cliente giovane e bello, per esempio”.

Se si capisce bene, per prostuirsi queste donne devono spegnere una parte del cervello, come quando un giornalista intervista una persona che magari non stima ma deve porsi come quando ha a che fare con un interlocutore che gli piace. Certo, è più difficile nel caso della prostituta…
Devono anestetizzare una parte delle emozioni, perché il corpo direbbe chi piace e chi no. Vanno spente una parte del cervello, delle sensazioni e delle emoziomni, finalizzate a quanto si vuole ottenere”.

Dunque per lei essere topclass escort lusso non è una professione come tutte le altre?
“No”.

Cosa ci dice dei clienti? Come li giudica?
“Ci sono da sempre persone che preferiscono comprare che conquistare, alcuni lo fanno per paura del no, altri perché è più semplice, qualcuno dice che risparmia perché sostiene che offrire una cena a una donna e poi non avere la certezza di ottenere sesso costa di più. C’è chi lo fa per dinamiche di potere, dove il fatto di comprare dà sensatzioni positive. C’è chi non trova un partner, chi riempie la solitudine solo in quel modo, ci sono i disabili, ci sono coloro che hanno perversioni e fantasie che non possono soddisfare con la partner ufficiale. Ricapitolando, qualcuno lo fa per necessità, perché non ha nessun altro, qualcuno per perversione, qualcuno per dinamiche di potere, qualcuno per potere. Ci sono tante tipologie di clienti”.

Il fine dell’atto sessuale in sé è la riproduzione, e nei secoli si è distorto creando addirittura un lavoro come quello della prostituta, che lo trasforma in puro piacere… Concorda?
“Il fine ultimo è il piacere, non la riproduzione. Pensiamo per esempio a quante relazioni omosessuali che non sono finalizzate all’atto riproduttivo. Non viene accettata la fluidità sessuale, che ha diversi fini: piacere, riproduttivi, comunicativi, ludici”.

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